Conversione fonetica

16 Gen

La conversione fonetica è un sistema che fu divulgato dal filosofo matematico Leibnitz.

Permette di immagazzinare, con estrema velocità, qualsiasi tipo di informazione numerica.

Non è l’unica tecnica per memorizzare i numeri, ma di quelle conosciute, è, a mio avviso, quella più efficace.

Consiste nell’associare a ogni numero un certo tipo di suono. Per
esempio, al numero 1 è associato il suono dentale, ovvero quello che
emettiamo quando pronunciamo le lettere T o D; al numero 2, il suono
nasale, ovvero quello che emettiamo quando pronunciamo la lettera N o il
gruppo consonantico GN.

È importante pronunciare solo il suono e non il nome della lettera:
per spiegarmi meglio, il suono che assoceremo sarà solo il primo suono
della parola Neo, o il primo della parola GNù.

Al numero 3 è associato il suono mugolante M di Mio, aMo;

Al numero 4 il suono vibrante R di Re;

Al numero 5 il suono liquido L e GL, come in aLi, iL, GLi, aGLio;

Al numero 6 il suono C e G palatale come in Ciao, Ciò, aGio, Già;

Al numero 7 il suono gutturale delle lettere C, G, Q, K come in oCa, aGo, Qui, oK.

Le lettere C e G compaiono sia al numero 6 che al numero 7, ma cambia
il suono, in quanto cambiano le lettere che seguono. Per il numero 6 le
lettere C e G sono seguite dalle vocali I o E; per il numero 7 sono
seguite dalle lettere A, O, U e H (questo considerando le regole di
pronuncia della lingua italiana).

Al numero 8 associamo il suono labio-dentale F, V come uFo, aFa, iVa, Via.

Al numero 9 il suono labiale delle lettere P e B come in Più, Pio, Bue.

Infine, al numero 0 è associato il suono sibilante delle lettere S, Z e del gruppo SC, come nelle parole Se, Zio, SCi.

Conoscere bene queste associazioni è molto importante e quindi,
innanzitutto, le memorizzeremo e, per interiorizzarle meglio, faremo
alcuni esercizi.

In alcuni trasformeremo dei numeri in parole (conversione fonetica),
in altri eseguiremo il percorso inverso, trasformando le parole in
numeri (chiameremo questo processo “conversione numerica”).

Per semplificarne l’apprendimento, anche a livello visivo, è
riportata, qui di seguito, una tabella che riassume i diversi suoni
fonetici.

1–t, d

2–n, gn

3–m

4–r

5–l, gl

6–c, g

7–c, ch, g, gh, q, k

8–f, v

9–p, b

0–s, z, sc

suono dentale

suono nasale

suono mugolante

suono vibrante

suono liquido

suono palatale

suono gutturale

suono labiodentale

suono labiodentale

suono sibilante

Tecnica delle stanze romane

16 Gen

Altra tecnica per memorizzare è quella cosiddetta delle stanze. Molto simile a quella dei loci ciceroniani,
consiste nell’associare a ogni oggetto che compare in una stanza che
conosciamo la sequenza di concetti che vogliamo ricordare. Anche in
questo caso dobbiamo stabilire un verso di percorrenza che potrebbe
essere quello orario, e un punto di partenza che potrebbe essere la
porta di ingresso. A differenza di quella dei loci, questa tecnica
permette di scendere molto nel dettaglio. Questo perché possiamo
prendere un oggetto della stanza e addentrarci all’interno di esso
associandogli i vari sottoargomenti. Ad esempio, se la prima cosa che
incontriamo fosse la televisione, possiamo agganciarle un determinato
argomento e poi utilizzare i vari canali per associare i dettagli di
quel sottoargomento.

tecnica-delle-stanze-romane

Anche questa, come i loci, è una tecnica di tipo solo mentale. Come in tutte le tecniche è fondamentale l’utilizzo del P.A.V.

Tecnica dei loci ciceroniani

16 Gen

Questa tecnica, a differenza delle mappe mentali,
risale a più di 2000 anni fa. Porta il nome del suo inventore,
Cicerone, che, senza avere a disposizione le informazioni che sono state
scoperte negli ultimi anni sul funzionamento della nostra mente, si era
reso conto che, facendo un certo tipo di pensieri, riusciva a ricordare
le sue orazioni senza aver bisogno di alcun appunto.

La tecnica da lui utilizzata era molto semplice e altrettanto
efficace. Immagina che volesse parlare di quattro macroargomenti.
Ovviamente, le cose che voleva dire su ciascun di questi le aveva ben
presenti. Gli serviva soltanto una strategia per ricordare la giusta
sequenza. Pensava semplicemente ad un tragitto: un esempio poteva essere
quello che portava da casa sua al foro dove teneva le sue orazioni e,
ad ogni cosa particolare che incontrava, associava un oggetto che gli
ricordasse l’argomento del quale doveva parlare. Se gli argomenti dei
quali voleva parlare erano Catilina, i soldi, la guerra e la memoria,
associava idee che gli ricordassero questi argomenti alle cose che
incontrava nel tragitto. Questo gli permetteva di ripercorrere il
discorso avendo sempre il filo conduttore, senza perdersi e senza
saltare da un argomento all’altro senza una logica.
Possiamo usare
questa tecnica per ricordare una sequenza di punti chiave di un
discorso, o quello che riteniamo più opportuno. Ovviamente, possiamo
prendere uno qualsiasi dei percorsi che abbiamo fatto anche senza
conoscerlo nel dettaglio. Questo perché prenderemo come ganci mentali
soltanto i punti che ricordiamo, ripercorrendo mentalmente quel
tragitto: sono i punti che più ci hanno lasciato un’emozione e che,
quindi, ci torneranno in mente ogni volta che penseremo a quel percorso.
Questa tecnica a differenza delle mappe è solo mentale, quindi, non
scriveremo nulla e, prima di riutilizzare uno stesso tragitto per
memorizzare altri concetti, dobbiamo aver portato a lungo termine le
informazioni che avevamo studiato precedentemente. Sappi che possiamo
utilizzare come gancio mentale solo qualcosa che abbiamo già
interiorizzato. Nell’istante in cui utilizziamo qualcosa che non fa
ancora parte del nostro bagaglio culturale consolidato, rischiamo di
perdere anche l’informazione che gli avevamo associato.

tecnica-dei-loci-ciceroniani

È curioso notare come l’utilizzo di queste tecniche abbia lasciato
tracce nel linguaggio giuridico e non solo. Hai mai sentito
l’espressione: “in primo luogo?”.
Risale proprio all’utilizzo delle tecniche appena descritte.

La chiave del ricordo

16 Gen

Ma quali sono le informazioni che la nostra memoria registra spontaneamente?

Sicuramente quelle che non rientrano nella banalità di tutti i
giorni, cose particolari e strane. Ad esempio, su un centinaio di
persone vestite in giacca e cravatta, una vestita da sciamano colpirebbe
sicuramente di più la nostra attenzione. Vediamo quindi per cosa stanno
le lettere P.A.V.

La chiave del ricordo paradosso

PARADOSSO

E’ molto più facile ricordare una balena piccola come un pesce rosso,
magari nell’acquario di casa, con i cacciatori in miniatura che cercano
di catturarla e lei che spruzza acqua dalla schiena, piuttosto che una
balena normale. Oppure, se volessimo ricordare una zanzara, dovremmo
immaginarla grande come una balena con un ago simile a una trivella
gigantesca per cercare il petrolio!

La chiave del ricordo azione

AZIONE

È molto importante che le immagini mentali siano dinamiche. Questo
perché una scena in movimento cattura di più l’attenzione rispetto ad
una statica. È più semplice ricordare la scena di un film, rispetto a
una fotografia della stessa inquadratura.

La chiave del ricordo vivido

VIVIDO

Infine, è necessario immaginare le cose in modo molto vivido, come se fossero reali e le stessimo vivendo in prima persona.

La chiave del ricordo canali-sensoriali

L’obiettivo è sempre quello di suscitare un’emozione: per
amplificarla è utile e importantissimo immaginare la situazione
utilizzando la sinestesia, ovvero il coinvolgimento contemporaneo di
tutti i diversi canali sensoriali!

I pubblicitari conoscono molto bene questo meccanismo e, dal momento
che il loro obiettivo è quello di indurre a ricordare i nomi dei
prodotti da loro sponsorizzati, utilizzano le sinestesie ovunque
riescono. Alcune pubblicità di prodotti alimentari o cosmetici,
pubblicate su riviste, oltre a riportare un’immagine estremamente
vivida, per coinvolgere anche l’olfatto utilizzano, nella fase di
stampa, dei componenti chimici che ne esalano il profumo quando si
sfoglia la pagina!

Usare il P.A.V. e la sinestesia ci permetterà di provare le emozioni
in maniera personale e diretta, che è un metodo infallibile per
memorizzare qualsiasi cosa.

Tecniche di memoria

16 Gen

Cosa sono le tecniche di memoria?


ciceroneE’ un argomento di cui si parla a tanto, spesso a sproposito.
Facciamo un po’ di chiarezza.
Le tecniche di memoria sono dei metodi scientifici studiati per immagazzinare qualsiasi tipo di informazione.
E’ una disciplina del pensiero, che permette di fissare le informazioni nella nostra memoria a lungo termine.
Le tecniche di memoria non sono un’invenzione recente: già Cicerone
aveva inventato un esercizio di memoria per ricordare i suoi discorsi;
la tecnica dei “loci ciceroniani”, con cui abbinava ogni concetto a un
luogo familiare, è usata ancora oggi.
2

Ovviamente le tecniche di memorizzazione rapida si sono evolute nel
tempo, anche grazie alle ricerche che sono state fatte negli ultimi anni
sul nostro cervello.
Praticamente, per ogni tipo di testo che
vogliamo acquisire c’è una specifica tecnica di memorizzazione veloce,
un po’ come per ogni tipo di sport c’è l’attrezzatura giusta: utilizzare
un metodo sbagliato è come andare a fare una corsa in montagna
mettendosi ai piedi le pinne, o viceversa, nuotare indossando gli
scarponi da trekking.
ripetizioneIl
metodo di memorizzazione più utilizzato è quello tradizionale della
ripetizione. Ripetere, ripetere, ripetere finchè qualcosa entra in
testa. E’ una tecnica carica di controindicazioni:
-richiede tantissimo tempo
-quel poco che si impara si dimentica in fretta
Tanta fatica, per lo più sprecata. Per fare un esempio, è come
tracciare un sentiero su un prato. Il prato rappresenta il cervello, e
il sentiero è ciò che devi ricordare. Immagina di dover tracciare questo
sentiero.

sentiero

Opzione 1: puoi usare solo i tuoi piedi

Quanti passaggi dovrai fare? Tanti, tantissimi, prima di riuscire a
rendere visibile il sentiero. Inoltre farai fatica e, dopo poco, vista
la monotonia dell’azione, ti assalirà una noia mortale. Questo è il
metodo tradizionale “leggo e ripeto”: molti passaggi, molto tempo e
soprattutto, se non ripassiamo, dopo un paio di giorni l’erba ricresce,
cancellando il sentiero, cioè il ricordo.
Ti è mai successo di
arrivare alla fine di un libro e dire: “ok, adesso lo ripasso” e poi,
appena iniziato, renderti conto che devi ricominciare praticamente da
zero?

ruspa

Opzione 2: una ruspa

Adesso immagina, invece, di avere a disposizione una bella ruspa
nuova fiammante! E’ molto più facile tracciare il tuo sentiero: ti basta
un solo passaggio e il sentiero è fatto e finito, ma soprattutto durerà
sicuramente più a lungo!
E il bello è che questa ruspa è già nella tua testa. Bisogna solo metterla in moto.

Bisogna usare la parte giusta della memoria.
Hai presente le scene dei film muti, quando un tizio cerca di aprire
una porta spingendo invece deve tiralra? A volte è quella che capita con
la memoria: usiamo la parte sbagliata.
Quando studiamo con il metodo tradizionale Leggi-Sottolinea-Ripeti
sfruttiamo le aree cerebrali dove risiede la memoria ripetitiva a breve
termine: ecco perchè ci dimentichiamo ciò che abbiamo imparato
precedentemente. E intanto le aree dove risiede la memoria emotiva a
lungo termine non vengono quasi coinvolte. Si può fare di meglio.
Vediamo come.

Alla base del ricordo ci sono le emozioni che
proviamo: infatti viene immagazzinato tutto quello che ci coinvolge
emotivamente. Questo è il motivo per cui ci capita di ricordare anche a
distanza di anni delle cose magari non importanti, ma che ci hanno
creato un’emozione intensa.
Quali sono le informazioni che la nostra memoria registra
spontaneamente? Sicuramente quelle che non cadono nella banalità di
tutti i giorni, cose particolari e strane.
Non è la quantità di volte che ripetiamo una cosa che ce la farà ricordare, ma l’emozione che viviamo.
Purtroppo capita molto più spesso il contrario, ossia dover ricordare delle cose che non ci creano nessuna emozione.
Per farcele entrare in testa dobbiamo cercare di renderle più coinvolgenti.
Riassumiamo il tutto; vediamo che la nostra memoria ha principalmente 4 caratteristiche:

1) Visiva
ovvero ricordiamo più facilmente le immagini. Capita spesso di
ricordarsi il volto di una persona ma non il suo nome. E’ un istinto
naturale: da bambini impariamo a conoscere il mondo attraverso le
immagini; i suoni e le parole vengono dopo.
visiva
2) Associativa fa sempre e costantemente associazioni.
Osserviamo un’auto e pensiamo a un nostro amico che ne ha una uguale,
oppure ci si presenta ad una persona che ha lo stesso nome di una
persona a noi cara e pensiamo “si chiama come mio fratello, mia sorella,
mia mamma…”
associativa
3) Emotiva
registra tutto quello che suscita forti emozioni. Alcune cose ci
succedono una volta sola nella vita ma le ricorderemo per sempre e senza
alcun bisogno di tecniche.
emotiva
4) Creativa
registra più facilmente tutto quello che esce dagli schemi e dalla
quotidianità. Non a caso, di una cosa veramente originale si dice
“memorabile”. Ad esempio, se vediamo un gruppo di persone vestite in
giacca e cravatta, una vestita da capo indiano colpirà sicuramente di
più la nostra attenzione, e ci rimarrà impressa a lungo.
creativa